Dictionaries, synonymies and usage labels

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Debreceni Egyetem. Bölcsészettudományi Kar. Olasz Tanszék
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The extraordinary richness of the Italian language is not always adequately enhanced by dictionaries. In the era of the digitization of the dictionary, while outdated some definitional procedures continue to survive. Present or past participles that also have adjective functions (e.g. nascente) are sometimes defined with the formula “In the meanings of the verb”. The nouns indicating quality, condition or status (e.g. ordinariness) are often defined with the formula “being + basic adjective (ordinary)”. These definitions, whose informative value is practically zero, certainly do not help to the reader. The structure of a dictionary of synonyms is completely different, which must try to guide the reader in the maze of possible lexical alternatives with the aim of helping him to find the most suitable terms to express the different nuances of the same concept. The search for semantic equivalences thus becomes a discovery of the relevant differences that exist between one word and another. Of essential importance in this regard is the function of the usage labels: the distinction between basic words, words of high use, words of high availability and common words, very useful in many areas, is not of great help for a writer interested in information stylistic. The classification by frequency bands does not warn us e.g. that volto is of higher register than faccia, autovettura is of more formal register than macchina, cinematografo in the sense of ‘cinema hall’ is antiquated compared to cinema
La straordinaria ricchezza della lingua italiana non sempre viene adeguatamente valorizzata dai dizionari. Nell’epoca della digitalizzazione del dizionario continuano a sopravvivere procedimenti definitori che andrebbero ormai messi al bando. I participi presenti o passati che abbiano anche funzione di aggettivo (per es. nascente) sono talvolta definiti con la formula «Nei significati del verbo». I nomi deaggettivali indicanti qualità, condizione o stato (per es. ordinarietà) sono spesso definiti con la formula “l’essere + aggettivo di base (ordinario)”. Queste definizioni, la cui valenza informativa è pressoché nulla, non rendono certo un buon servizio al lettore. Del tutto diversa è l’impostazione di un dizionario dei sinonimi, che deve cercare di orientare il lettore nel dedalo delle possibili alternative lessicali con l’intento di aiutarlo a trovare i termini più adatti per esprimere le diverse sfumature di uno stesso concetto. La ricerca delle equivalenze semantiche diventa in tal modo una scoperta delle differenze, più o meno rilevanti, che esistono tra una parola e l’altra. Di essenziale importanza a tale riguardo è la funzione delle marche d’uso: la distinzione tra parole fondamentali, parole di alto uso, parole di alta disponibilità e parole comuni, utilissima in molti ambiti, non è di grande aiuto per uno scrivente interessato a informazioni di carattere stilistico. La classificazione per fasce di frequenza non ci avverte per es. che volto è di registro più elevato rispetto a faccia, autovettura è di registro più formale rispetto a macchina, cinematografo nel senso di ‘sala cinematografica’ è antiquato rispetto a cinema.
Kulcsszavak
frequency, usage labels, dictionaries, synonymy, lexicography, lessicografia, sinonimia, dizionari, marche d'uso, frequenza
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