A határozói viszony kifejezésére szolgáló grammatikai eszközök rendszere a Bécsi Kódexben

dc.contributor.advisorSebestyén, Árpád nyug.
dc.contributor.authorKatona, Krisztina
dc.contributor.departmentNyelvtudományok doktori iskolahu
dc.contributor.submitterdepDE--TEK--Bölcsészettudományi Kar--Magyar Nyelvtudományi Tanszék
dc.date.accessioned2009-03-10T14:29:53Z
dc.date.available2009-03-10T14:29:53Z
dc.date.created2004en
dc.date.defended2003-10-13
dc.description.abstractIl ricercatore puo' scegliere fra due alternative, quando vuole esaminare la storia della lingua: o si esamina i monumenti linguistici in un periodo fino a un certo punto –– a causa d'estensione –– sommariamente, o si esame i tutti dati di un monumento di lingua. In questa dissertazione fra due alternative si fa avanti quest'ultimo soluzione. Nella dissertazione io esamino il testo del Codice Vienna dal secolo XV, che contiene il frammanto della tarduzione di Bibbia. I verbi e i nomi di questo codice sono elaborati da S. KÁROLY, ma lui hanno esaminato questi elementi dal punto di vista morfogeologico (cfr. KÁROLY, A Bécsi Kódex nyelvtana, Akadémiai Kiadó, Budapest, 1965: 9), e non e' sintattico. Questa dissertazione vuole completare il questo libro che si tratta i problemi morfogeologico. L'oggetto della dissertazione dunque representare gli elementi che funzionano come un complemento nelle frase. L'autore vuole lumeggiare le correlazioni di questi elementi garammatico, vuole represetare lo sviluppo, che si puo' documentare nella Codice, et vuole rimettere in luce il proporzione degli elementi differenti. Il testo e' dal secolo XV. percio' i problemi della distinzione degli elementi linguistici e' molto importante, cioe' nella lingua ungherese si puo' acquistare una rotazione in fatto dello sviluppo degli complementi. Definire uno-uno elemento non e' facile compito, in modo particolare non, se si tratta il testo di storia della lingua. In tal caso si deve fare valere non solo quello modo di vedere che serve di risolvere i problemi della distinzione ma anche inoltre gli elementi e' necessario mettere in rapporto con altri dati di Codice, et l'analizzatore deve chiamare in soccorso la sua competenza supplementare Gli uomini la procura competenza supplementare con la conoscimento della letteratura speciale, con lo studio degli altri testi, et con la rivelazione dello sfondo storico–sociale (cfr. FORGÁCS, 1996). La categoria di complemento nella lingua Nostre linguiste in piu' modi spiegano come si svolge il corso di formazione del complemento come categoria di lingua. Confrontando le opinioni, noi possiamo fissare: sebbene non conosciamo il corso della trasformazine di struttura soggetivo–predicativo, la risultato di cui e' il complemento, noi possiamo dire che il complemento piu presto fu un complemento predicativo. La separazione del complemento dalla struttura soggetivo–predicativo successo' gia' tanti tanti anni addietro. Ma noi parliamo del complemento come la parte del discorso nella descrzione di grammatica ungherese solo da 1857. In quel tempo uscita' il libro di ANTAL GYURITS di cui il titolo e': Sintassi per uso scolastico et casalingo. In questo lavoro GYURITS scrive per la prima volta del complemento come la parte del discorso. L' esperessione del complemento come la parte del discorso e' molto svariato anche dal punto di vista lessicologia e anche dal punto di vista morfologia. Il complemento si realizza nella struttura diverso et con la partecipazione di parte di discorso vario. La funzione della parte di discorso –– che serve di esprimere il complemento –– non e' cambiato sostantialmente dall'epoca dei nostri monumenti linguistici di piu' presto, et la categoria del complemento si e' formato in quel tempo. Il complemento puo' essere nella proposizione ungherese: –– il sostantivo (i pronomi sostantivi) con suffisso o il sostantivo (i pronomi sostantivi) posposizionale, –– il nome senza suffisso –– l' aggettivo (i pronomi aggetivali) con suffisso o l' aggettivo (i pronomi aggetivali) posposizionale, –– l' infinito –– il paticipio –– il gerundio –– gli avverbi –– pronome personale come avverbio –– il complemento si puo' essrere qualunque parola con suffisso o posposizionale se la funzona come un sostantivo. Nelle frase il complemento puo' nominare il luogo, il tempo, il modo etc. di atto, di azione e di esistenza, o il stato di soggetto, di oggetto, ma puo' essere anche complementi asemantico, cioe' la reggenza. Nella mia dissertazione, dove presento gli elementi dal punto di vista funzionale invocando KESZLER (2000: 426) anche io parte dalla relazione dei membri della struttura, ma io faccio vedere la reggenza asemantico e dove si puo' riconoscere la relazione semantico la' la base della classificazione e' tre categori: il comlemento di luogo, il complemento di tempo e il complemento di altra circostanza. Io faccio questo, perche' nella dissertazione avvicinando dal lato delgli strumenti del manifestazione di complemento e non ho voluto esaminare la questione della reggenza verbale. Gli strumenti del manifestazione di complemento in Codice Vienna 1. La struttura degli elementi grammaticali che servono di esprimere manifestazione di complemento –– come l'abbiamo detto sopra –– e' molto svariato anche dal punto di vista lessicologia e anche dal punto di vista morfologia. Nel corso della storia di lingua una parte degli strumenti del manifestazione di complemento mostra stabilita', un altra parte invece si rivaluta. I tipi del manifestazione di complemento si sono formati per il tempo dei monumenti linguistici, ma il manifestazione di complemento concreto prosegui e dura in quel giorni. L'avverbi diventano posposizione anche in quel giorni. A causa dei fatti precitati e' necessario a occuparsi prominentemente delle questioni del differenziamento. Noi abbiamo bisogno del criterio differente dalgli strumenti del manifestazione di complemento per decidere gli elementi. 2. Il complemento e' espresso dai nomi di suffisso. La questione del differenziamento di suffisso tocca due problemi dal punto di vista del nostro tema: da una parte la questione del differenziamento di suffisso –– posposizione, d'altra parte la questione del differenziamento di suffisso segnacaso – formativo. Il primo problema e' originario della lingua storia, il secundo problema deriva dal modo differente della descrizione di lingua. Esaminando le due categorie lingue noi usiamo i criteri di KLÁRA KOROMPAY che mette per iscritto nel libro sintetico che porta il titolo A magyar nyelv történeti nyelvtana. Lei usa i criteri morfogeologici segui: „il diventare monosillabo; armonia vocalica; lo scrivere in una parola. (Questi criteri sono stati in correlazione con la diminuzione d'accento, ma questo fattore non sono potuto percepire direttamente, solo le sue conseguenze –– i criteri morfogeologici di sopra –– lo denotano)” (KOROMPAY, 1991: 290). Il suffisso solleva le questioni di differenziamento non solo in relazione di suffisso –posposizione –– come l'abbiamo detto sopra ––, ma anche in relazione di suffisso –– suffisso nella descrizione di lingua. Questa problema deriva sopratutto dal modo differente della descrizione di lingua, cioe' in quel decennio scorsi parecchi ha riordinato le cornici teoretiche dell sistema di caso ungherese (cfr. ANTAL, 1961; MAJTYINSZKAJA, 1967; ÁGOSTON, 1971; KIEFER, 1987, 1998). Ma piu' ragioni vi si oppongono che noi considerino questi segnacasi come gli formativi, e cosi' questi elementi problematico — che sono tenuti per segnacasi da ANTAL (1961), MAJTYINSZKAJA (1967) e ÁGOSTON (1971) KIEFER (1987, 1998), e simile a formativo da BERRÁR és BALOGH (2000) — non sono annoverati tra gli formativi, ma conto nel numero dei segnacasi. Tengo in conto del avverbio questi elementi che ci sono caso individuale, si sono stracciati piu' o meno dal categoria orginale. 3. Il complemento e' espresso dai nomi pospositionali. La posposizione –– secondo definizione –– „e' una parte del discorso che appartiene alla categoria di preposizione, e' indeclinabile e nelle frase segna lo speciale rapporto legato a determinato del complemento di sintagma avverbiale” (SEBESTYÉN, 1965: 8-9). Nel corso della storia di lingua la categoria del posposizione puo' essere in contatto non solo col gruppo di preposizione, ma –– come una lexema autonomo –– anche con gli avverbi, con i prefissi verbali e con i nomi di siffissi. Il differenziamento della categoria di posposizine et l'avverbio e' un compito semplice relativamente. Dal punto di vista funzionale infatti l'avverbio e' equivalente non alla posposizione, ma alla relazione posposizionale per conseguenza „l'avverbio e' una indipendente forma linguistico, e la posposizione e' una forma legata: nella sintagma avverbiale si trova solo collegando con una parola indipendente” (SEBESTYÉN, 1965: 13). La posposizione e il prefisso verbale possono concidere dal punto di visto formale. Noi possiamo anche trovare i criteri del differenziamento delle due catagirie nella monografia di SEBESTYÉN secondo che: „il prefisso verbale si collega strettamente alla significazione del verbo, determina la sua significazione direttamente, come un avverbio. La posposizione appartiene alla sfera d'attrazione di nome, con cui e' subordinata al verbo” (SEBESTYÉN, 1965: 14). La problema del differenziamento di posposizione ed i nomi di suffisso diventa piu' chiaro, se noi accettiamo l'opoinione seconda che non la posposizione nasce, ma la relazione posposizionale origina da una costruzione grammaticale della frase, e poi la posposizionale distrae. Nel corso dell' evoluzione linguistica sono sempre i nomi di suffisso di cui noi possiamo tenere conto come gli elementi transitorio dalla categoria dei nomi di suffisso alla categoria posposizionale. „La prova decisiva e' che il significato correlativo diventa il primo, gli aspetti contenuti passano in seconda linea, e la relazione sintattica coi nomi collegati si offusca” (SEBESTYÉN, 1965: 15). E' necessario differenziare solo gli elementi che mostrano il tipo tranzitorio, che comincia a diventare la posposizione, ma non arriva alla categoria della posposizione. 4. Il comlemento e' espresso dal avverbio. La categoria del avverbio e' problematico anche rispetto alla sua definizione. Fra le definizioni rilevando la definizione di D. MÁTAI dilucido questa categoria linguistica. Seconda lei: „L'avveribio e' un complemento che diventa la parte del discorso, in cui l'edificazione morfogeologica piu' o meno si e' offuscato o il significato diventa il blocco” (D. MÁTAI, 1992b: 207). La questione del differenziamento si e' sollevata da due parte. Da una parte si deve differenzare la categoria del avverbio da un tipo delle strutture precedenti, cioe' dai nomi di suffisso, d'altra parte si deve distinguere dalle quelle catagorie che diventano, cioe' dalle posposizioni, dai prefissi verbali e dalle parole modificative. A proposito di una parte del avverbio e' legittimo sollevare la questione del differenziamento, cioe' e' necessario esaminare da quando possiamo tenere in conto un elemento gia' d'avverbio e non del nome di suffisso. D. MÁTAI ha elaborato una sistema dei criteri del differenziamento che da una mano a differenzare accanto a utilizzazione della norma di sistema e del modo di vedere funzionale (D. MÁTAI, 1992b). Seconda sua costatazione l'elemento conteso e' gia' avverbio o sta in via per diventare avverbio, se per esempio la divisione morfogeologico e' cessato o sta in via per cessare perche' i suoi elementi non sono usati, o sta andando in disuso o la radice (p.e. reggel), o il segnocaso (p.e. oldalt, örömest, folyton, egyedül, jól, rögtön), o ambidue (p.e. hanyatt, tüstént, rögvest, imént), o la relazione dei morfemi devia dal usato, o il congiungimento del radice e segnacaso perde mobilita' (p.e. haza, rendkívül). Si puo usare non senza limiti (ma si puo usare!) il criterio segue: nel avverbio il suffisso e' impermutabile: ma ci sono gli avverbi in cui la stabilizzazione del suffisso si puo realizzare con i suffissi diversi di cui e' risultato le varieta' morfogeologica p.e. come jelesen : jelesül 'különösen', bizonyában : bizonyával etc. ci sono casi, quando la parola puo' dividere chiaramente, ma con cui non si combina la divisione del significato, cioe' forma della parola , si sono stracciati piu' o meno dagli elementi orginali (p.e. hátra, későn, újonnan 'ismét'). La declinabilita' e' anche un punto da vista del differenziamento (non si puo formare il superlativo una parola come il nome verbale), l'avverbio puo' combinarsi con un altro segnacaso (ellenben), o con suffisso formativo (ellenez). Si deve tenere conto di frequenza della parole esaminata. perche' questo fatto avvantaggia l'offuscamento, e definire forma della parola come una parola lessicale. Si deve tenere conto del fatto che un'avverbio diventa la posposizione, il prefisso verbale, la parola modificativa e se si puo' dimostrare tale uso, allora la forma di segnacaso e' fatto considerare come l'avverbio. L'avverbio e' sempre il complemento nelle frase e cosi' non e' difficile separare la presenza in cui la parola esaminata e' soggetto (allora la parola e' una parola ambiguo usando come un sostantivo) o attributo (e allora e' aggettivo). Noi possiamo usare fra criteri di sintattico il criterio segue: l'attributo non puo' stare (solo il complemento) davanti all' avverbio e generalmente neanche l'articolo. Usare questi criteri non e' facile compito neanche nella lingua di oggi, e gli usare e' piu' difficile nel testo di storia della lingua. Perche' gli elementi esaminati in via per diventare l'avverbio, non si puo' distinguere la categoria del avverbio dalla categoria delle strutture precedenti. Dentro i tipi del avverbio esistono le fasi dai "fossili", attraverso agli elementi meno consolidato e al iniziaro d'avverbio fino agli elementi che si comportano simile all'avverbio. (D. MÁTAI, 1992b: 201-202; KESZLER, 2000: 209) I criteri segui si serve di sollevare il complemento dal prefisso verbale: il prefisso verbale puo' allacciarsi con piu' verbo, il prefisso verbale fa perfetto il verbo senza significato di direzione, e il prefisso verbale fa nascere la modificazione del significato del verbo (D. MÁTAI, 1971: 6, 1992b: 206; KESZLER, 2000: 211). La funzione sintattico, la collocazione delle parole e i rapporti del accento danno una mano a differenziare l'avverbio e dalla congiunzione (D. MÁTAI, 1992b: 206; KESZLER, 2000: 211). Il cambio della parte del discorso spesso fa nascere che una parola ambiguo Ma D. MÁTAI osserva che, „l'avverbio pronominale relativo –– che sono le congiunzioni nelle frase –– appartiene alla categoria dalla parte del discorso incrociato cioe' sono assieme l'avverbio e la congiunzione (D. MÁTAI, 1992b: 206). Differenziare l'avverbio dalla parola modificativo non e' facile compito, –– senza competezione di lingua –– particolarmente non e' facile esaminando un testo di XV. Noi adoperiamo i criteri di NÓRA KUGLER, che sono fatta nascere sintetizzando i risultati delde ricerche antecedente. Lei allinea nova punti di vista esaminati: 1. Se il elemento esaminato puo' essere una parte della struttura sintattico? 2. Se si puo' allargare? 3. Se risponde alla domanda completivo? 4. Se risponde alla domanda completivo, in cui non figura proprio se? 5. Se si puo' sostituire l'articolo? 6. Se si puo' negare? 7. Rilevando come una proposizione principale o trasformando, e' elemento congiuntivo della proposizione secondaria 8. Senza questo elemento se si cambia la minuziosita' della affernativa o della rappresentazione della realta', eventualmente se la struttura della frase si avaria? 9. Se si trova nella frase qualunque? Dai risposti noi possiamo mettere per iscritto che noi possiamo dare risposto negativo solo alla domanda 4. Ma in opposizione di questo la aprola modificativa risponde alla domanda determinabile, la particella negativa puo' stare solo dopo di lei, non si puo' ne creare una proposizione principale generalmente si segrega dalla frase, si puo' dire interrompendo questi, non si trova nella frase qualunque e non si puo' allargare questi (KUGLER, 2000: 300-01, vö. még KESZLER, 2000: 211). I criteri di KUGLER si e' preparato convalidando i punti di vista della grammatica descrittiva, ma il suo metodo — usando la competenza supplementare — aiuta molto esaminare la documentazione di storia linguistico. 5. I pronomi personali avverbiali. Questa categoria solleva non la questione del differenziamento degli elementi, ma c'e' il problema il luogo del tutto categoria nella struttura di lingua, cioe' dove si deve trattare dalla categoria "i pronomi personali avverbiali" fra glil avverbi o fra i pronomi. Seguendo D. MÁTAI chi toglie dagli avverbi questa categoria. neanch'io tengo in conto della categoria avverbiale, nella dissertazione questa categoria si e' trattato in un capitolo indipendente. 6. La questione della categoria di gerundio (-va/-ve -ván/-vén). La questione del differenziamento di gerundio tocca due problemi dal punto di vista del nostro tema, perche' il cambio della parte del discorso della questa categoria e' in correlazione o di cambio della parte del discorso del gerundio o dell'avverbio. Nel suo saggio KLÁRA LENGYEL (1989) seguendo il metodo della analisi paralella, e usando il metodo della trasformazione verbale, il metodo del supplemento, il metodo della surrogazione e la domanda della collocazione delle parole separa la categoria del gerundio dalle conseguenzi possibili. Lei somma i criteri del differenziamento del gerundio anche nel libro di Grammatica ungherese (A magyar grammatika). Trattando il differenziamento del gerundio e l'avverbio lei determina quando un gerundio diventa l'avverbio allora cessa il contenuto verbale, non si puo' trasformare il verbo nel significativo originale, possiamo cambiare gli avverbi di cui sono la forma di gerundio con gli avverbi sinonimi o coi nomi di suffisso, e il gerundio diventato l'avverbio perde le sue raggenzi, e non ha il significativo cronometrico (LENGYEL, 2000: 244). Il gerundio puo' diventare la preposizione cosi': la parola modificativa, la posposizione, il prefisso verbale. Seconda LENGYEL questo corso e' successo in due passo in cui il primo grado e' che il gerundio diventa inorganico, il secondo grado diventa preposizione (1989: 214). Una parte del discorso inorganico diventa la parola modificativa se funziona come un elemento congiuntivo nel contesto, e allora o la parte della struttura/della parola iniziale o si riempe del contenuto modale e diventa la parola modificativo. Quando il gerundio diventa la posposizione o la congiunzione allora la funzione grammaticale del gerundio diventa monarca. Il gerundio diventa la posposizione solo in una struttura in modo che il gerundio complesso perde il contenuto della designa ideografica e diventa il comlemento grammaticale del suo complemento originale. (LENGYEL, 1989: 194-213, 2000: 245). 7. I punti di vista semantico si fanno avanti quando decidiamo se un infinito funziona come il complemento o non. Quando io rappresento gli elementi che servono di esprimere il complemento, io uso i criteri di sopra, ma esamino gli elementi non solo punto di vista del luogo nella struttura, ma anche dal punto di vista morfologia e dal punto di vista funzionale. I risultati finale Fondando i punti di vista del differenziamento delle categorie, applicando il metodo del analisi paralello, tenendo conto di dati del corpo esaminato, facendo valere la nostra competenza supplementare, noi possiamo fissare i seguenti dai complemeti di Codice Vienna: 1. Nella Codice Vienna gli elementi seguenti funzionano come un suffisso: -l, ul/ ül; n ( on/ en/ ön; -an/-en); vá/ vé, (s)t che hanno orginato dai suffissi primi, gli elementi seguenti sono nati con accumulamanto dei suffissi: ént, ig( lan/ len), stul/ stül, ma in codice non ci sono i nomi con suffisso stul/ stül, ci sono solo i pronomi con suffisso stul/ stül et un pronomo piu' suffisso stul/ stül non e' il nome di suffisso, ma l'avverbio. Nella lingua ungherese i suffissi possono rendere origine anche dalle posposizioni. Nella codice esaminata tale suffissi ci sono: ban/ ben, ba/ be, ból/ ből, ért, hoz/ hez/ höz, nak/nek, nál/ nél, ról/ ről, ra/ re, a tól/ től val/ vel. Il comportamento di suffisso ként somiglia al suffisso stul/ stül. Nella codice non ci sono non ci sono i nomi con suffisso ként, ci sono solo i pronomi con suffisso ként et un pronomo piu' suffisso ként non e' il nome di suffisso, ma l'avverbio. 2. Il differenziamento della categoria di posposizione solleva piu' problemi: da una parte la questione del differenziamento di suffisso –– posposizione, d'altra parte la questione del differenziamento di l'avverbio –– posposizione, et finalmente la questione del differenziamento di posposizione –– il nome di suffisso. In considerazione di quanto sopra noi constatiamo: nel corpo et in periodo esaminato gli elemeti seguenti stanno giusto diventandi dal categoria di posposizione il suffisso: képpen; koron  -kor; szërën (-szër), ma si comportano ancora piuttosto come una posposizione. Nella codice ci sono la posposizione di originario del gerundio: megválva (-től), fogva( -től), fogva (-nál). Di fra gli elementi la posposizione megválva (-től) si comporta inogni caso come una posposizione. Il elemento fogva (-től) si comporta come una posposizione solo in una parte di prezenza. Il elemento fogva (-nál) –– che si trova solo una volta nel testo –– si comporta solo simile alla posposizione. Nel corpo esaminao c'e' un elemento che si comporta simile alla posposizione, ma oggi gia' non funzina come posposizione in quel forma et anche nella codice si trova solo tre volte. Questo elemento e': számába. La posposizione nélkül(ön) –– che ha orginato con la modoficazione del confine di parole –– si comporta in modo particolare. Questo elemnto in vista di forma sta giusto originando, ma in vista di funzione si comporta come un posposizione. Fuori delle categorie prenominati gli elementi seguenti –– con le sue radici –– servono di esprimere il complemento: alól, alatt, alá; által; elől, előtt, eleibe; elvől, elvé (elvett); ellen; felől, felé; (fölött ) felett; kívül; közibe; közül között (közé); közepett; körül; mögül, mögött, mögé; mellett; miatt; szerint; után; belül (-n), közel (vmihez). 3. Anche la categoria del avverbio solleva la questione del differenziamento. Si deve demarcare la categoria del avverbio da una parte dai nomi di suffisso d'altra parte dalle strutture conseguenza, perche' l'avverbio diventa un congiunzione, un prefisso, una parola modificativa. La dissertazione non si tratta dalle strutture conseguenza, ma solo representa gli avverbi. 4. La dissertazione si tratta in un capitolo indpendente –– in base alla opinione D. MÁTAI –– i pronomi personale d'avverbio, cioe' questi elementi si comportono come i pronomi e non come avverbio. Qui, in risultato finale io vorrei sollevare un momento da questa categoria: il elemento „közepettem” si comporta unanimente come un pronomo personale d'avverbio in base ai dati di codice e non e' in via formazione, come afferma G. VARGA in capitolo di Pronomi del libro che porta il titolo A magyar nyelv történeti nyelvtana (cfr. G. VARGA, 1992:475). 5. La questione del differenziamento solleva meno problema in fatto del gerundio. Ma in qualque caso si e' dovuto convalidare i punti di vista del differenziamento in aspetto di gerundio –– avverbio per esempio il elemento „nyilván”. 6. L' ifinitivo di cui ha il suffisso nella lingua ungherese „-ni”, non solleva le questioni del differenziamento, la sua funzione risulta se noi l' esamiamo nelle frase. 7. Nel testo di codice ho trovato insomma 9529 dati che serve di esprimere qualche circostanza di complemento. I questi dati considerando le categorie del differenziamento, si dividono come segue: il numero del nome senza suffisso e': 18 il numero dei nomi di suffisso e': 5818 il numero dei nomi posposizionali e': 718 il numero degli avverbi e': 1302 il numero dei pronomi personali d'avverbio e': 993 il numero del gerundio (-va/-ve ván/-vén) e': 582 il numero del infinito (-ni) e': 98 8. Gli elementi di sopra del Codice ho esaminato non solo facendo valare i punti di vista lessicologia e i punti di vista morfologia, ma anche i punti di vista funzionale. Gli elemnti si dividono dal punto di vista funzionale come segue: 1. il nome senza suffisso di cui il numero e' 18, due volte funziona come complemento di tempo, 16 volte esprime complemento di altra circostanza astratta. 2. Il piu' frequenta fra dello strumento espressivo e' il nome di suffisso di cui il nome e' 5818 nel codice. 1777 volte funziona come complemento di luogo, 440 volte come il complemento di tempo, 2665 volte esprime complemento di altra circostanza astratta, 936 volte ma funziona come una reggenza. 3. Il numero del nome posposizionale e' 718, che e' piu' meno –– circa l'ottava parte –– di numero del nome di suffisso. Il nome posposizionale funziona come complemento di luogo 307 volte, complemento di tempo 80 volte, esprime complemento di altra circostanza astratta 235 volte e funziona come una reggenza 96 volte. 4. Il numero degli avverbi e': 1302. L'avverbio esprime complemento di luogo 204 volte, complemento di tempo 558, e complemento di altra circostanza astratta 540 volte. 5. Il numero dei pronomi personali d'avverbio e': 993 di questo esprime complemento di luogo 276, complemento di altra circostanza astratta 234, e il numero di reggenza e': 483. Questa forma non serve di esprimere il complemento di tempo. 6. Il gerundio (con affisso „-va/-ve, -ván/-vén”) e' il complemento nelle frase del testo esaminato insomma 582 volte. 179 volte funziona come un complemento di tempo, 403 volte esprime complemento di altra circostanza astratta. 7. L'infinitivo di cui il numero e' 98, 50 volte esprime complemento di altra circostanza astratta, 48 volte ma e' la reggenza.en
dc.format.extent186 p.en
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2437/79817
dc.languagehunhu
dc.languageenhu
dc.language.isohuen
dc.subjectBécsi Kódexen
dc.subjectCodice Viennaen
dc.subject.disciplineNyelvtudományokhu
dc.subject.sciencefieldBölcsészettudományokhu
dc.titleA határozói viszony kifejezésére szolgáló grammatikai eszközök rendszere a Bécsi Kódexbenen
dc.title.translatedLa locuzione della categoria di complemento in Codice Viennaen
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